La rivoluzione industriale nel XIX secolo e l’inurbamento della popolazione nel XX secolo hanno profondamente modificato l’assetto del territorio europeo. Le aree attorno agli storici centri urbani sono state intensamente infrastrutturate ed edificate, mentre quelle rurali e montane sono state progressivamente abbandonate. Si è venuto così a creare un marcato squilibrio che, da un punto di vista ambientale, ha indotto impatti negativi, e talvolta potenzialmente catastrofici, quali la frammentazione delle aree verdi, le isole di calore urbane, la riduzione della biodiversità, il dissesto idrogeologico, ecc…
Questi processi stanno adesso avvenendo a scala globale, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, con un tasso decisamente più intenso di quello rilevato nel caso europeo. La trasformazione del territorio, che in Europa si è verificata nell’arco di secoli, si attua infatti nell’arco di decenni nelle cosiddette “economie emergenti”. Per quanto versatili, molti ecosistemi non riescono ad adattarsi a trasformazioni di tale rapidità ed intensità.
Se inserita nel più ampio quadro dello sviluppo sostenibile e dell’attenuazione dei cambiamenti climatici, la trasformazione del territorio costituisce un elemento di fondamentale rilevanza, alla pari del consumo di energia e materie prime o delle emissioni di gas climalteranti o ancora dell’uso di risorse idriche. L’analisi dell’esperienza europea, che storicamente ha avuto origine e corso in anticipo rispetto a quella globale, può essere utile nell’ottica di individuare i principali fattori di rischio intrinseci ai processi di antropizzazione, e le relative misure di mitigazione, che nel caso dei Paesi in via di sviluppo possono divenire misure di prevenzione.
Data la vastità della tematica considerata, la KEP ENERGY RESEARCH STAFF sta attualmente sviluppando un progetto di ricerca che si focalizza su uno dei tasselli del mosaico, ovvero le forme di uso del suolo attuali su scala europea e il relativo trend di variazione, attraverso l’analisi di una serie di parametri tecnico-statistici quali: frammentazione del suolo, Common Bird Index, produttività delle aree antropizzate, intensità di edificazione. Dall’analisi vengono estrapolate indicazioni di valenza più generale, orientate a connettere la sfera della gestione del territorio con la sfera dello sviluppo sostenibile. Il nesso così stabilito può essere interpretato sia in ottica di consapevolezza negli atti di pianificazione territoriale, sia in ottica di percezione dei macroimpatti indotti a scala globale dalla combinazione di un insieme di interventi sul territorio che, se osservati singolarmente e a scala locale, potrebbero apparire viceversa privi impatto.
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