Tramite il EU Framework 2030 l’Unione Europea prosegue a svolgere un ruolo di primo piano nel contrastare il cambiamento climatico, ponendosi come protagonista sullo scenario internazionale e inducendo altri attori di forte impatto, quali Cina e Stati Uniti, a seguire il percorso tracciato. Il EU Framework conferma le tre linee di azione in ambito clima-energia, già definite come cardini della strategia “20-20-20”: riduzione delle emissioni di GHG; aumento della quota da fonti energetiche rinnovabili nel energy-mix; aumento dell’efficienza energetica. Ne amplia la portata fissando al 2030 soglie ambiziose ma necessarie in una prospettiva di obiettivi di lungo termine, ovvero di “competitive low-carbon economy” al 2050.A luglio 2014 la Commissione Europea ha pubblicato un documento di “impact assessment” al fine di illustrare il potenziale contributo che l’efficienza energetica potrebbe apportare nel ridurre le emissioni di GHG e nel migliorare la sicurezza energetica della UE. Entrambi gli aspetti sono parte essenziale di un unico quadro di policy in ambito clima-energia.Il concetto di low-carbon energy può essere espresso tramite l’intensità di emissione del consumo energetico, parametro dato dal rapporto tra emissioni originate da prodotti energetici e consumo interno lordo di energia. Il relativo trend lungo il periodo 1990-2012 mostra una riduzione del valore pari al 20 % durante il periodo considerato.L’efficienza energetica riveste un ruolo fondamentale nella transizione verso un assetto energetico competitivo, sicuro e sostenibile, centrato sul mercato interno dell’energia. A tal fine l’Unione Europea ha intrapreso azioni finalizzate a disaccoppiare la crescita economica dal consumo di energia. Il disaccoppiamento economia-energia può essere espresso tramite l’intensità energetica dell’economia, parametro dato dal rapporto tra il consumo interno lordo di energia ed il GDP per un dato anno. Il relativo trend lungo il periodo 2002-2012 mostra una riduzione del valore pari al 15 % durante il periodo considerato.Nel settore industriale la policy di efficienza energetica ha come obiettivo la riduzione del quantitativo di energia necessario a parità di prodotto lavorato, ovvero mantenere/aumentare i livelli produttivi diminuendo la relativa domanda di energia. L’industria manifatturiera europea ha fino ad oggi contribuito in maniera sostanziale a rendere l’Unione Europea una delle più efficienti aree produttive a livello globale. A conferma l’intensità energetica del settore industriale è diminuita durante il periodo 2001-2011 del 19 % in Unione Europea e del 9 % in Stati Uniti. In questo settore in particolare l’aumento dell’efficienza energetica è risultato non solo da azioni di energy-policy, ma anche da iniziative autonome, in risposta alle tendenze del mercato.Nel settore delle costruzioni un edificio di nuova realizzazione consuma ad oggi circa la metà rispetto a un edificio tipico degli anni ’80. Tuttavia oltre il 60 % dei sistemi di riscaldamento è ancora inefficiente. Si rileva comunque che l’introduzione del meccanismo di etichettatura energetica per i dispositivi di riscaldamento ambiente e di produzione acqua calda dovrebbe avere un impatto rilevante in questo senso.L’efficienza energetica degli edifici sta aumentando a un tasso medio annuo pari a 1,4 %. Tale valore è relativamente limitato, per via del modesto tasso di ristrutturazione degli edifici esistenti, che costituiscono la quota prevalente dello stock edilizio. Secondo la Commissione Europea, al fine di cogliere il potenziale di efficienza energetica insito nel settore delle costruzioni, il tasso di efficientamento dello stock edilizio dovrebbe essere spinto ad un valore medio annuo pari a 2,0 %.Nel complesso il documento di “impact assessment” evidenzia che obiettivi ambiziosi portano effetti positivi, in particolare in termini di riduzione dell’importazione di combustibili fossili e riduzione delle emissioni di GHG, e che gli extra-costi rispetto a obiettivi cauti possono essere con margine compensati dalle ricadute di tali effetti.