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Strategia EU in ambito Clima-Energia - I parte

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L’obiettivo “20-20-20”, storicamente il primo obiettivo di vasta scala che l’Unione Europea si è posta in ambito clima-energia, ha la sua origine nella complessa e controversa questione del cambiamento climatico. Cambiamento climatico inteso come una serie di rilevazioni di tipo meteorologico, biologico, geografico, ecc… la cui combinazione ha evidenziato che è in atto una deriva di portata globale rispetto ai consolidati assetti di equilibrio dell’ecosistema naturale. Ampia parte della comunità scientifica internazionale riconduce il cambiamento climatico all’azione antropica. L’Unione Europea è allineata con questa posizione: “I cambiamenti che il nostro pianeta ha subito nel corso del tempo sono il risultato di fattori naturali, come lievi variazioni dell’orbita terrestre attorno al sole, attività vulcanica e fluttuazioni del clima. Tuttavia, il genere umano sta avendo un impatto progressivamente crescente sul clima, dovuto all’uso di combustibili fossili, al taglio delle foreste pluviali e all’allevamento”.

La questione del cambiamento climatico, dei suoi motivi e dei suoi effetti, è attualmente oggetto di dibattito. Dati gli scopi del presente focus, non è nostra intenzione entrare in tale dibattito. Nel seguito verrà quindi fatto riferimento alla posizione espressa dall’Unione Europea.

Uno dei principali indicatori del cambiamento climatico è il grado atmosferico di anidride carbonica (CO2). La CO2 è un gas a effetto serra, in quanto ostacola l’irradiazione verso lo spazio dell’energia solare riflessa o assorbita e reirraggiata dalla superficie terrestre. L’effetto serra induce un aumento della temperatura media globale della superficie terrestre. Per questo la CO2 viene identificata come gas climalterante. Sul periodo 1960-2015 è stato rilevato un aumento di circa il 30% del grado atmosferico di CO2, e il relativo trend indica come probabile un ulteriore aumento. Si stima che la CO2 sia responsabile dei due terzi del riscaldamento globale dovuto all’azione antropica. Una delle principali fonti di rilascio di CO2 in atmosfera è la combustione di combustibili fossili, mentre la deforestazione riduce la capacità dell’ecosistema naturale di stoccare CO2 nelle specie vegetali. L’implicazione tra combustione di combustibili fossili e aumento del grado atmosferico di CO2 risulta evidente se si considera che sul periodo 1950-2000 la combustione di composti fossili a base carbonio è aumentata di oltre il 300%.

L’azione su scala mondiale per controllare e limitare le emissioni di gas serra ha come principale riferimento il Protocollo di Kyoto. Tale accordo regima l’emissione di sei composti: anidride carbonica, metano, diossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi e esafloruro di zolfo.

La temperatura media globale della superficie terrestre è aumentata di 0,85 °C dall’inizio del XIX secolo. Le emissioni di gas serra dovute all’azione antropica sono il principale motivo del riscaldamento globale. La consapevolezza dei rischi derivanti dal riscaldamento globale ha portato la comunità internazionale a stabilire come limite un aumento di 2 °C rispetto alla temperatura media durante il periodo 1850-1990. Tuttavia allo stato attuale, nel caso in cui non vengano prese misure drastiche per ridurre le emissioni di gas serra, l’aumento di temperatura potrebbe raggiungere i 5 °C entro la fine del XXI secolo.

La posizione dell’Unione Europea riguardo la questione del cambiamento climatico è così sintetizzata: “Gli effetti del cambiamento climatico si manifestano in tutti i continenti e il loro impatto è previsto intensificarsi durante i prossimi decenni. Un cambiamento climatico non mitigato espone a rischi elevati per la salute umana, per la sicurezza alimentare globale, per lo sviluppo economico e per l’ecosistema da cui dipende il nostro benessere. La società deve quindi prendere misure per adattarsi a questi inevitabili impatti e al tempo stesso impegnarsi a ridurre l’emissione di gas serra, che è tra i motivi del cambiamento climatico”.

Alcuni effetti evidenti del riscaldamento globale sono lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello del mare e gli eventi meteorologici estremi. Tali eventi espongono a rischi diretti per la salute e la sicurezza della popolazione, mentre i danni ai beni e alle infrastrutture impongono costi gravosi per la società e per l’economia. In una prospettiva di ecosistema naturale il cambiamento climatico sta avvenendo così rapidamente che molte specie animali e vegetali hanno problemi di adattamento. Si stima che un riscaldamento da 1,5 °C a 2,5 °C oltre il livello attuale esporrebbe il 20-30% delle specie animali e vegetali a rischio estinzione.

“Prevenire pericolosi cambiamenti climatici è una priorità strategica per l’Unione Europea. L’Europa sta agendo per ridurre in misura significativa le proprie emissioni di gas serra e al tempo stesso sta sostenendo altri Paesi a fare allo stesso modo”. L’azione intrapresa dall’Unione Europea è finalizzata a trasformare l’Europa in una economia ad alta efficienza energetica e a bassa intensità di carbonio. Principali elementi della strategia europea sono:
-\tEU Emission Trading System (EU ETS);
-\tazione nel settore delle fonti energetiche rinnovabili;
-\tazione nel settore dell’efficienza energetica di edifici e prodotti industriali;
-\tazione nel settore delle emissioni di CO2 da veicoli;
-\tCarbon Capture and Storage (CCS) delle emissioni di CO2 da centrali elettriche e installazioni industriali.

Come misura di sostegno finanziario almeno il 20% dei 960 bilioni di euro di budget sul periodo 2014-2020 sarà spesa in azioni relative al cambiamento climatico.



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